Open

8 Feb

Ho trovato questo file nel mio computer, scritto più di un anno fa e mai pubblicato. Chissà poi perché? Lo faccio ora. Cambia qualcosa?

[14 Novembre 2013

Ore 19.00, gran parte della giornata è trascorsa. Manca solo la lezione di tennis. Il martedì sera vado a dormire con il borsone pronto e un pezzetto di carica in più e la mattina dopo ho ancora quella carica addosso, che mi accompagna per tutta la giornata.
Il tempo oggi è trascorso più o meno velocemente e dopo un’ora di numeri e percentuali, la riunione con il capo è planata, con una piacevole divagazione, sul concetto di “motivazione”.
Quella che quando ci voltiamo indietro dovrebbe essere sempre lì, dietro di noi, a seguirci come un’ombra.

Ma non è sempre così.

E il caso vuole che da un paio di giorni io abbia iniziato la lettura di un libro che riempie gli scaffali delle librerie già da un paio d’anni. Il passaparola ha fatto sì che le copie di “Open” sparissero a flotte da quegli scaffali e la “rivelazione” di Andre Agassi fosse in breve tempo sulla bocca di tutti.
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Ecco, Agassi di giocare a tennis proprio non ne voleva sapere. Non ne voleva sapere, ma non lo diceva. L’ha detto dopo, lui. Alla fine di tutto. Dopo che i campi in terra rossa l’avevano visto protagonista di successi per un ventennio filato.

Il libro è adagiato sul divano, mancano ancora 300 pagine alla quarta di copertina, ma già al primo capitolo sono rimasta colpita da una passaggio dell’autore: “…la vita ti getta tra i piedi qualsiasi cosa, tranne forse il lavello della cucina, e alla fine anche quello. Sta a te evitare gli ostacoli. Se lasci che ti fermino o ti distraggano, non stai facendo il tuo dovere e non farlo provocherà dei rimpianti che ti paralizzeranno più di una schiena malandata”.
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Quasi volevo fare un orecchio a quella pagina, così da rintracciare subito il paragrafo all’occorrenza. Ma odio segnare i libri.

Ho riletto quel pensiero più di una volta e ciò che mi ha colpito di più, al di là del concetto in sé, è che a scriverlo sia stato un campione del tennis internazionale. Uno di quei miti che non immagineresti mai possa aver raggiunto tutto ciò che ha raggiunto con l’odio di farlo.

Agassi ha cercato una motivazione per portare avanti qualcosa che non amava, anzi odiava, fare. Quella stessa motivazione che non riusciva a farlo desistere dall’andare avanti.

Non è facile.

Credo che quello che conti, però, sia non cedere alla tentazione di permettere a qualcuno di dare un calcio alla nostra autostima. Far sì che il comportamento superficiale di una persona qualunque, che decide di mettere lo sgambetto al nostro cammino e non di porsi di fianco a noi per accompagnarci, sia solo uno stimolo a fare ancora meglio.

Ore 23.00, la giornata sta volgendo al termine. Vado a letto. Semplicemente buonanotte.]

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